il coronavirus e l’angoscia di morte

ballare con la paura

Proprio nel momento in cui il tutto il mondo si è bloccato, congelato nella paura del contagio e intrappolato nelle proprie case, dentro la nostra testa non si sono mai mosse né riattivate così tante, vorticanti questioni.

Non solo. Il coronavirus ci ha costretto a fermarci e a dialogare con la morte.

Nel silenzio delle città, interrotto solo dalle pesanti sirene delle ambulanze, siamo dovuti venire a patti con la nostra mortalità, e con quella di chi amiamo. 

In un mondo che fino ad oggi ci aveva insegnato che la morte non esiste, o che certo non tocca a noi, che il tempo che passa si può congelare, che tutto va veloce e non possiamo non stare al passo, questo virus ci ha fregato tutti. Ci ha colti impreparati, indaffarati, senza strumenti né familiarità per affrontare la finitezza e i limiti della nostra esistenza. Tutto questo può sembrarci letteralmente devastante

Forse lasciarsi andare al terrore e allo sconforto esistenziale di una vita breve e senza senso non è la nostra unica opportunità.

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i miei principi

 

    • il rispetto della diversità: Nessuna persona è una patologia. Per questo motivo è importante personalizzare sempre la cura, nella più assoluta valorizzazione della specificità di chi incontro.
    • il concetto di cambiamento: un buon terapeuta accompagna la persona nel suo processo evolutivo senza apriorismi, né arroganti preconcetti su dove arriverà. 
  • umanità, simmetria e relazione: Tutto si crea nella relazione unica e irripetibile fra quel preciso terapeuta e quel preciso paziente in un determinato momento di vita.
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